In un altro articolo abbiamo visto cosa è l’autostima e come si forma, così come abbiamo sottolineato l’importanza di alimentarla giorno dopo giorno nei bambini e ragazzi attraverso alcuni modi di stare nella relazione. Ma quali sono questi modi?

Una relazione positiva con le figure di riferimento è caratterizzata da alcune qualità fondamentali: accettazione positiva incondizionata, empatia ed autenticità (Rogers). Questo clima relazionale costituisce il terreno fertile nel quale può crescere e germogliare il seme dell’autostima, aiutando il bambino a preservare la fiducia in sé con cui viene naturalmente al mondo.

Essere in grado, come adulti, di riconoscere e differenziare i bisogni propri e dell’altro è un altro passo fondamentale. Se i figli divengono la soddisfazione di un proprio bisogno,  la loro autostima è minata alla base. Essa nasce all’interno di una relazione nella quale è tracciata la differenza tra il bisogno dell’adulto e quello del figlio e c’è accettazione dell’altro per quello che è, diverso da sè. La maggior parte dei problemi emergono quando c’è confusione in tal senso, cioè quando l’adulto non è consapevole del proprio bisogno e lo attribuisce al figlio, disconoscendo la sua esperienza ed unicità (es. “voglio che mia figlia faccia per forza pallavolo perché io l’ho fatto una vita e penso possa essere buono per lei, ma lei desidera fare nuoto ed è portata per questo”). Così facendo, sarà più difficile per il bambino/ragazzo sentirsi riconosciuto ed imparare a dare credito a ciò che sente e pensa e non “tradire” se stesso per non deludere la figura di riferimento, così come potrebbe andare incontro a sterili insuccessi, frustrazioni ed impotenza o comunque ad esperienze poco nutrienti in quanto non in linea con se stessi.

Così come è importante riconoscere i bisogni dell’altro (in primis ascoltandolo), non dobbiamo trasformare i figli in tiranni: accanto ai bisogni ci sono i limiti, necessari per una crescita sana. I bambini possono, anzi devono ricevere dei no, ma questi non devono essere  dettati dal “devi essere come voglio io” ma dal fatto che “ci sono cose che non possono fare o avere”. Accettare la frustrazione significa saper superare un ostacolo, attraversare la tempesta ed uscirne comunque tutto intero: questo fa percepire efficaci ed aiuta l’autostima molto più che averle tutte vinte.

Come genitori ed insegnanti è anche importante aiutare bambini e ragazzi a fare esperienze alla loro portata, sperimentando  vissuti di successo e/o buone frustrazioni. Nel far ciò, sosteneteli lungo il percorso aiutandoli a trovare le loro soluzioni qualora incontrassero difficoltà senza imporre le vostre; fategli sentire che crediamo in loro e ricordatevi di proporre obiettivi realistici che rispettino le loro caratteristiche (es giochi adatti all’età), procedendo passo dopo passo. Gli obiettivi non devono essere nè troppo facili (non stimolano) né troppo difficili (schiacciano). Spronateli a mettersi in gioco ed a sperimentare, allo stesso tempo proteggeteli da aspettative non realistiche. Valorizzate i loro successi e, se dovete criticarli, fatelo in modo costruttivo, riferendovi al singolo comportamento e non alla persona.

Inoltre, cercate di favorire la loro autonomia: per es dategli delle piccole responsabilità e non sostituitevi in tutto ciò che fanno, sintonizzandovi con il loro modo ed i loro tempi. Se ogni volta intervenite al posto dei vostri figli, a loro arriverà un messaggio di sfiducia rispetto alle proprie capacità e non sperimenteranno la loro autoefficacia, dipendendo da voi. Mostrate loro curiosità ed interesse per ciò che pensano e sentono, infondendo fiducia in se stessi e nella loro “bussola interiore”.

Non rafforzate nei vostri figli l’idea che debbano essere bravi e competenti in tutto e più di tutti per essere ok (banditi i continui confronti tra fratelli e compagni!), ma accompagnateli nello sviluppo delle loro potenzialità, valorizzando i loro punti di forza e talenti ed aiutandoli a vivere i loro limiti come opportunità di crescita. Allo stesso tempo, non dategli feedback continui svalutanti rispetto alle loro incapacità, così come non elogiateli sempre e forzatamente anche quando ciò non corrisponde a realtà, rischiando di cadere nella non autenticità e imprigionarli in gabbie dorate. Siate capaci di farli sentire stimati ed apprezzati come persona al di là delle loro singole prestazioni. Infine, ricordatevi che bambini e ragazzi ci osservano e si rispecchiano in noi: siate dunque un modello autentico e positivo di autostima per loro.

Una relazione positiva con genitori autentici, empatici, accettanti, non iperprotettivi ma rassicuranti, che danno credito al figlio e credono nelle sue capacità autonome (assistendolo direttamente solo quando è necessario offrendo comunque una base sicura), capaci di promuovere la fiducia in se stessi ed il senso di responsabilità, di differenziare i loro bisogni da quelli dei figli, di educarli alle emozioni, di vederne difetti e fallimenti senza far dipendere l’affetto dalla prestazione e dalle aspettative, che comunicano in modo efficace (tema del prossimo articolo): ecco la relazione che nutre l’autostima.

 

BIBLIOGRAFIA

  • “Genitori efficaci”, T. Gordon, la Meridiana
  • “Insegnanti efficaci”, T. Gordon, la Meridiana
  • “I no che aiutano a Crescere”, Asha Phillips, Feltrinelli
  • “Un modo di essere”, C. Rogers
  • www.adolescienza.it
  • www.nostrofiglio.it

 

Dott. ssa Chiara Lazzari
Psicologa Psicoterapeuta