Ognuno di noi ha avuto nella propria vita, in modo più o meno significativo, esperienze traumatiche. Esse irrompono improvvisamente, spesso alterando il nostro precedente modo di vivere, l’immagine che avevamo costruito di noi stessi/del mondo ed impattandoci negativamente.

Ne esistono di diverse forme:

  • “piccoli traumi” o “t”, cioè quelle esperienze soggettivamente disturbanti caratterizzate da una percezione di pericolo non particolarmente intensa (es. un’umiliazione subita) ma che, soprattutto se si ripetono nel tempo, possono risultare altamente impattanti;
  • traumi T, ovvero quegli eventi che portano alla morte o che minacciano l’integrità fisica propria o delle persone care (es. disastri naturali, abusi, incidenti etc.). La risposta a questi eventi comporta in genere paura, senso di vulnerabilità e orrore.

Le persone che vivono un’esperienza traumatica reagiscono in modo soggettivo e altamente variabile, con reazioni uniche e complesse: si può recuperare l’equilibrio in toto e tornare alla propria abituale quotidianità velocemente, così come ci possono essere invece effetti più gravi, con l’impossibilità di continuare a vivere la propria vita come si faceva in precedenza. In quest’ultimo caso, si può avere la sensazione che qualcosa si è rotto, che non c’è più una continuità rispetto a prima.

Ma cosa succede in pratica dopo un evento traumatico? Esso determina nel nostro organismo e nel nostro cervello una serie di reazioni di stress fisiologiche; circa nel 70% dei casi esse si risolvono autonomamente grazie all’intervento dell’innato meccanismo di elaborazione delle informazioni presente nel cervello, che permette di “digerire” il trauma. Purtroppo però, nel resto dei casi ciò non avviene e gli individui non riescono a metabolizzare l’evento traumatico, continuando a stare male anche a distanza di tempo. Questo significa che il trauma non è stato elaborato ed è rimasto incastrato nel nostro cervello, come congelato, con conseguenze sia a livello emotivo sia nel corpo, fino a prendere la forma di un vero e proprio Disturbo da Stress Post-Traumatico.

A partire dall’etimologia stessa della parola trauma, che deriva dal greco e significa “ferita”, possiamo quindi dire che il trauma psicologico si configura come una “ferita dell’anima”. Le persone “rivivono” continuamente l’evento traumatico, continuando a provare le emozioni, sensazioni e pensieri negativi di quel momento. Ci possono essere senso di irrealtà, reazioni fisiche (come per es. tachicardia e nausea), successivamente pensieri e ricordi intrusivi legati all’evento, problemi di sonno, difficoltà di concentrazione, sentirsi vulnerabili, senso di colpa, disperazione ecc… Come è evidente, tutto ciò può inficiare la qualità della vita anche in modo massiccio.

Quando la sofferenza è significativa è dunque necessario chiedere aiuto ad uno specialista.

L’EMDR (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) è una tecnica terapeutica basata sul modello di elaborazione adattiva dell’Informazione (AIP); esso utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress.

Attraverso un protocollo strutturato, nelle sedute con EMDR ci si focalizza sul ricordo dell’esperienza traumatica, favorendo la desensibilizzazione della carica emotiva e della sintomatologia disturbante legate all’evento e promuovendone la sua rielaborazione funzionale. Al termine del lavoro terapeutico con EMDR, la persona ricorda l’evento, ma lo lascia nel passato; esso non agisce più in modo disturbante nel presente e viene integrato in una prospettiva più adattiva.

A partire dalla sua scoperta trent’anni fa da parte della ricercatrice americana Francine Shapiro, l’EMDR ha ricevuto numerose conferme scientifiche e ad oggi è riconosciuto come metodo evidence based per il trattamento dei disturbi post traumatici.

Lo Studio TrePsi offre percorsi terapeutici con EMDR.

 

BIBLIOGRAFIA

  • Fernandez I., Maslovaric G. & Veniero Galvagni M. (2011). Traumi psicologici, ferite dell’anima. Il contributo della terapia con EMDR. Liguori Editore, Napoli.
  • Shapiro F. (2013). Lasciare il passato nel passato. Tecniche di auto-aiuto nell’EMDR. Astrolabio Ubaldini, Roma.
  • http://emdr.it/

 

Dott.ssa Chiara Lazzari
Psicologa Psicoterapeuta