Se ci prestiamo attenzione, ci accorgeremo che in qualsiasi situazione ed attività quotidiana possiamo sempre identificare nel nostro vissuto una componente emotiva, mentre il nostro comportamento viene orientato e controllato dall’intervento delle funzioni cognitive superiori.
Basi neurali: gli studi fisiologici hanno localizzato il principale centro di coordinamento delle emozioni a livello dell’amigdala, una struttura sottocorticale del sistema limbico, e nel doppio interscambio di informazioni che si verifica tra questa struttura e, da un lato le aree corticali associative e sensoriali, dall’altro i nuclei talamici.
Questo ci fa capire che quando proviamo un’emozione entrano in gioco diverse componenti che coinvolgono contemporaneamente più sistemi:
- quello fisiologico: riguarda soprattutto l’attivazione del nostro sistema nervoso;
- quello cognitivo: a che fare con i pensieri, i ricordi e la valutazione degli stimoli e delle situazioni;
- quello espressivo-motorio: è il modo in cui reagiamo, ci comportiamo ed esprimiamo le emozioni (soprattutto la mimica facciale);
- quello motivazionale: è l’insieme dei processi che ci spingono a provare determinate emozioni o a reagire di fronte d uno stimolo emotigeno;
- quello soggettivo: riguarda la percezione delle nostre modificazioni fisiologiche ed espressive di cui abbiamo consapevolezza grazie alla capacità di autoosservazione; ma anche la nostra individualità che ci rende unici e ci fa vivere in modo personale ogni singola emozione.
Per semplificare, ancora più in generale potremmo dire che nelle emozioni operano tre macro livelli:
- quello biologico che ha che fare con la nostra base fisiologica: le emozioni smuovono il corpo, lo attivano e ne cambiano l’equilibrio;
- quello psicologico: comprende le valutazioni cognitive, le espressioni psicologiche, la nostra soggettività e la base motivazionale;
- quello sociale: come l’ambiente influenza l’individuo e l’espressione delle emozioni.
È altresì necessario effettuare una distinzione tra emozione e sentimento: i sentimenti sono più durevoli e più strutturati a livello cognitivo. Inoltre la differenza più decisiva è che si possono provare delle emozioni al di fuori di ogni sentimento e che nell’ambito di uno stesso sentimento si possono provare più emozioni.
I sentimenti inoltre contraddistinguono la persona dal punto di vista affettivo. Essi costituiscono il vero fondamento della personalità, influiscono notevolmente sugli altri suoi aspetti, ne determinano la struttura e sono in gran parte responsabili delle differenze interindividuali. Intensificandosi possono facilmente trasformarsi in emozioni, mentre queste possono dar luogo a sentimenti duraturi.
Abbiamo visto che ogni emozione comporta cambiamenti corporei non solo interni, ma anche visibili all’esterno; ogni emozione ha una sua specifica e universale espressione facciale, un determinato tono di voce e ci spinge a mettere in atto un comportamento specifico, per esempio aggredire se siamo arrabbiati o scappare se siamo spaventati.
Sono considerate fondamentali o primarie quelle emozioni la cui espressione è invariante transculturalmente o addirittura comune ai bambini di età inferiore ad un anno e ai primati non umani (come gioia, rabbia, paura, disgusto, sorpresa e tristezza). Mentre quelle secondarie si distinguono dalle primarie in quanto necessitano, per essere descritte, di altre emozioni.
Secondo Marsha Linehan le emozioni svolgono principalmente tre fondamentali funzioni:
- Ci preparano fisicamente ad agire. Sono risposte rapide, involontarie e ci spingono a mettere in atto un determinato comportamento fondamentale per la nostra sopravvivenza. Ci fanno risparmiare tempo e agire immediatamente;
- Comunicano agli altri come ci sentiamo. Le espressioni facciali, il tono della nostra voce, la nostra postura, i gesti e le nostre azioni forniscono a chi ci sta intorno un segnale importante di come stiamo;
- Comunicano come stiamo a noi stessi. Sono segnali che ci avvisano di come stiamo e che ci dicono se stiamo o meno raggiungendo i nostri obiettivi personali, affettivi e interpersonali.
Le emozioni possono anche avere una doppia valenza, racchiudere cioè in sé aspetti positivi e negativi.
Quando indirizziamo un’emozione, come la rabbia, verso una persona, tendiamo a mettere una barriera e a compromettere il rapporto: in questo caso, l’emozione diventa nemica e distruttiva. Indirizzare invece la rabbia verso il fatto e l’azione che la persona sta compiendo ci permette di salvaguardare il rapporto, in quanto il focus rimane sul comportamento e non sulla relazione o su giudizi di natura valoriale. In questo caso, l’emozione diventa alleata e costruttiva.
Oppure, ad esempio, a prima vista la tristezza sembra negativa ma in realtà è un’emozione utile perché senza di essa non potremmo sfogarci a causa di un avvenimento spiacevole e non potremmo nemmeno conoscere la gioia.
Un ultimo aspetto su cui puntare l’attenzione riguarda l’importanza dell’autocontrollo e della gestione delle emozioni.
Le emozioni hanno un ruolo fondamentale a livello evolutivo: servono a proteggerci, a riconoscere i pericoli e a difenderci da essi. Quando però viviamo un’emozione troppo intensamente o quando non riusciamo a riconoscerla e decifrarla, corriamo il rischio che si rivolti contro di noi.
È quindi importante imparare a guardarsi dentro per capire cosa stiamo provando davvero in un determinato momento. Riconoscere le emozioni dentro di noi non sempre è un’impresa semplice. Richiede tempo e concentrazione, ma è un passo importante per migliorare il nostro rapporto con noi stessi e con gli altri.
Riuscire a definire ed accettare le nostre emozioni ci aiuta infatti a fare la stessa cosa con quelle delle altre persone. Non possiamo nascondere o mascherare quello che proviamo perché si esprime in modo più o meno evidente attraverso di noi e le nostre espressioni. Tanto vale, allora, mostrarci ed accettarci per quello che siamo per vivere più serenamente e in armonia con il mondo.
BIBLIOGRAFIA
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Dott. Fabio Massimo Stefanoni
Psicologo Psicoterapeuta